domenica 2 febbraio 2014

Non è questa la strada del cambiamento

Dopo il post di Grillo intitolato “Che faresti in auto con la Boldrini?”, con conseguente e purtroppo consueta valanga di insulti, credo che la soglia sia stata superata, o almeno per me lo è sicuramente.
La provocazione non solo è disgustosa, ma anche schifosamente maschilista, magari inconsapevolmente (e quindi peggio ancora), ma pur sempre maschilista.
Basterebbe, se proprio si vuole ignorare la storia personale della Boldrini, guardare ai suoi modi e al suo linguaggio per capire che certe parole nei suoi confronti sono senza senso.
Ma procediamo per gradi.
Ho sempre osservato con attenzione i cd. “cittadini portavoce” del Movimento Cinque Stelle e mi sono sforzato di comprendere molti dei loro scivoloni.
Stiamo parlando di una forza politica che ha reclutato cittadini con nessuna o pochissima esperienza della pratica politica e delle istituzioni e che li ha messi all'opera nel massimo organo della Repubblica, il parlamento.
Stiamo parlando di una forza politica che ha ritenuto e ritiene senza significato la distinzione tra destra e sinistra e che quindi non si riconosce in alcuna tradizione e storia politica.
Date le premesse era corretto attendere, pazientare, ma ora la misura è colma.
Tengo a dire che nonostante i fatti delle ultime settimane, non mi piace il giochino di una certa sinistra di bollarli come fascisti, cosomai sfascisti, con tanta voglia di distruggere e poca di costruire.
Dico questo perchè usare l'aggettivo squadrista può essere giustificabile sul piano della reazione istintiva, ma poco sul piano razionale. Lo trovo veramente meschino, ipocrita ed autoassolutorio. 
Proprio non si riesce a capire come certi movimenti sono il frutto delle tante mancanze della politica ufficiale di questi anni, anche e soprattutto a sinistra.
Così come, per le stesse ragioni, mi sembra riduttivo applicare facilmente l'etichetta di “antipolitica”.
La mia critica ad una certa sinistra non mi impedisce però di vedere come l'azione dei Cinque Stelle sia ciò che di più lontano dalla politica con la P maiuscola ci possa essere. 
Non mi impedisce di giudicare come violenti, intolleranti e gravi certi metodi. 
Sul piano generale della politica "a cinque stelle" davvero poi qualcosa non funziona.
Partiamo dal principio. Elezioni 2013. Bersani per i Cinque Stelle era la stessa cosa di Berlusconi. Gli errori del segratario del PD in campagna elettorale furono infiniti, ma come si può fare un paragone del genere? Senza parlare poi del linguaggio usato: insulti da codice penale a raffica. 
L'elenco può continuare: informazioni che vengono acquisite da un'unica fonte (il blog di Grillo), totale mancanza di rispetto per chi prende scelte diverse, parlamentari eterodiretti, la rete come fine e non come mezzo, semplificazione estrema della realtà, visione della democrazia ridotta ai minimi termini con la sistematica soppressione di ogni voce di dissenso.
In definitiva, l'assenza di un'idea di paese che si traduce in gesti “rissosi” come quello alla Camera dei giorni scorsi, dopo la decisione del Presidente della Camera Boldrini di arrivare comunque a votazione.
Ecco lì c'è proprio l'emblema della loro visione delle istituzioni.
Nel merito avevano pienamente ragione, era giustissimo tentare l'ostruzionismo fino all'ultimo. Poi però ci sono i numeri, c'è la realtà e un paese che deve camminare, andare avanti.
Il buon padre di famiglia sbaglia continuamente, ma non può permettersi il lusso di non scegliere, di restare immobile, di non lavorare o di non pagare le tasse; poi ci sono le conseguenze.
Il decreto usato dal Governo era sbagliato nella forma e nei contenuti, ma rappresentava pur sempre una scelta politica dell'Esecutivo presa all'interno delle procedure democratiche.
Il movimento di Grillo e Casaleggio ha sempre scelto la strada dell'isolamento, l'unica verità è la sua. 
Il risultato non è di molto diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi venti anni: una politica fatti di slogan, semplificazioni, incapacità di dialogo, inseguimento costante della protesta, perenne campagna elettorale, linguaggio volgare, sceneggiate all'interno delle istituzioni, tanta chiacchiera e poche decisioni, una infinità di parole, soprattutto in televisione (vedo tra l'altro che ultimamente i pentastellati non disdegnano) anziché fatti nelle dovute sedi.
Credo che per dirsi migliori non basti sottolineare le contraddizioni e gli errori dell'avversario, ma servano comportamenti, fatti e parole migliori. Fino ad esso di migliore il Movimento Cinque Stelle ha offerto soltanto la riduzione dello stipendio. Li apprezzo molto per questo, ma credo che non basti.
Le cose cambieranno in Italia se ognuno, qualunque sia il suo ruolo, si prenderà la responsabilità delle proprie azioni, che significa accollarsi tutto il lavoro e il sacrificio che ciò comporta senza trascurare la complessità della realtà e quindi il rispetto reciproco.
Penso a ciò che il centro sinistra sta facendo a Cassano. 
Faccio parte di una forza minoritaria, “L'Italia dei Valori”, nata anch'essa dalla profonda indignazione per l'operato dei partiti tradizionali, che contribuisce con il suo voto in Consiglio all'equilibrio e alla stabilità della maggioranza.
Ci siamo presi la responsabilità di governare, di prendere decisioni e quindi le relative responsabilità  insieme a tutti gli altri alleati
Vi posso garantire che ci sarebbero state più occasioni da prendere a pretesto per darsi al modello della pubblica accusa, dire che gli altri rispetto a noi erano brutti e sporchi. Ma abbiamo preferito pensare alle soluzioni da dare al nostro Comune. 
A Cassano, ad esempio, l'Imu non si paga per la quasi totalità delle prime case e la scelta di ridurre l'aliquota ha evitato il pagamento della cd. Mini-Imu; a Cassano il Piano di Governo del Territorio prevede consumo zero di suolo e a Cassano, per menzionare un ultima scelta, dal 21 marzo sarà operativo il Centro di Protagonismo Giovanile, luogo non solo di svago, ma di cultura ed educazione.
Cito il CPG non a caso. Si tratta di una bellissima opportunità.
Molti miei coetanei credono fortemente nel Movimento Cinque Stelle e hanno tutto il diritto di farlo, io stesso, ripeto, l'ho osservato con grande attenzione.
Credo però sia arrivato il momento di riflettere sulla strada del cambiamento che la nostra generazione ha intrapreso. 
Davvero ciò che vediamo è diverso e migliore? 
É questo il nostro modo di cambiare il mondo? 
Per me non ci siamo proprio.
Di seguito trovate due articoli. Sono di Ezio Mauro e Stefano Folli. Grandi firme rispettivamente di “La Repubblica” e di “Sole 24 ore”.
Per me contengono una lucida analisi e sono stati spunto di riflessione. Pubblico anche un video di Diego Bianchi. Rinfresca la memoria, fa fare due risate, ma soprattutto pensare molto sulla stretta che subisce la politica autentica da parte di tecnica e cd. “antipolitica”.

Le ceneri”, di Ezio Mauro

Qualcosa sta cambiando nel patto repubblicano che tiene insieme maggioranza e opposizione e le vede divise radicalmente sulle scelte politiche, ma unite nella tutela delle istituzioni e della loro libera funzionalità democratica.
Oggi il Movimento 5Stelle esce da questo patto, inaugurando un’opposizione di sistema. Nudi di politica, per il rifiuto ostinato di entrare in relazione con gli altri per un cambiamento possibile, i grillini vivono di campagna elettorale permanente, spettacolarizzando la decadenza del Paese fino a scommettere su un collasso istituzionale, indifferenti ai rischi per la democrazia.
Tutto ciò porta a privilegiare i mezzi sui fini riducendo la politica a conflitto, lo Stato a nemico, il Parlamento a teatro eroico dell’opposizione. È il rifiuto dell’atto politico (faticoso, ma utile a smuovere le cose) in nome del gesto politico che consuma se stesso mentre si compie, in un salto permanente nel cerchio di fuoco.
Questa trasfigurazione estetica punta sul superamento di ogni distinzione tra destra e sinistra, perché tematiche tradizionalmente progressiste possano essere emulsionate in format nichilisti: proponendo al cittadino esasperato un corto-circuito permanente capace soltanto di produrre cenere politica, però dopo l’illusione di un bagliore consolatorio, col botto finale.
Bisogna sapere che di questo si tratta, non d’altro. Un’illusione rivoluzionaria che si nutre di disprezzo per la democrazia. Alla quale si può rispondere solo con un cambiamento autentico che restituisca legittimità alla politica, e fiducia ai cittadini.

La Repubblica” 01.02.14

Le istituzioni come poker di Stefano Folli



Diego Bianchi, Tolleranza Zoro puntata 88